Donatella Coda Zabetta laureata in Scienze, operatore Tuina diplomata presso l’Istituto Centroriente di Torino, dopo ventitré anni di lavoro imprenditoriale nel tessile ha deciso di dedicarsi a tempo pieno alla natura, alla meditazione, alla ricerca interiore e allo studio delle culture antiche. Nel 2014 ha pubblicato, con le Edizioni Mediterranee, il suo primo libro Il coraggio di ascoltarsi. Guardare alle cose cambiando prospettiva. Il suo secondo libro, l’ha pubblicato in collaborazione con Emilio Martignoni, sempre con Edizioni Mediterranee (Il ritmo del corpo. Muoversi con consapevolezza). Vive e lavora come coltivatore diretto in provincia di Vercelli.
Con Golem edizioni ha pubblicato Leila una storia come tante. Per saperne di più, l’abbiamo intervistata…
Parlaci un po’ di te…
Non mi piace identificarmi con l’immobilità di uno scatto, di un ruolo, di un’idea. Ho vissuto pienamente e fatto tante esperienze: una laurea, un lavoro imprenditoriale, una grande famiglia, tre libri, ad esempio. Mi sono realizzata in ambiti differenti, ma non ho mai permesso che essi limitassero la mia energia. Mi piace fluire con la vita ed espandermi con essa. Il filo invisibile che da sempre guida la mia esistenza è quello della ricerca e per questo vivo la trasformazione senza rimpianti e senza aspettative. Per riuscirci ho dovuto imparare ad ascoltare il cuore e a conoscermi sempre più profondamente. Questo percorso non è stato privo di dolore e di sacrifici, ma, allo stesso tempo, mi ha donato importanti consapevolezze che ho sentito il bisogno di condividere attraverso le parole.
Cosa ti
piace leggere?
Leggo tantissimo e principalmente saggi: spazio dalle scienze alla psicologia, dall’esoterismo allo studio delle culture e religioni tradizionali. Porto nel cuore anche molti romanzi, in particolare quelli di Milan Kundera, Herman Hesse, Gabriel Garcia Marquez, Isabel Allende, Niccolò Ammaniti, Margaret Mazzantini, Gianrico Carofiglio e grazie alle mie figlie ho iniziato ad apprezzare il genere fantasy distopico.
Qual è il tuo hobby?
Mi piace scrivere, dipingere, passeggiare nella natura e dedicarmi alla pratica meditativa.
Parlaci
del tuo libro. A chi lo consiglieresti e perché?
Leila una storia come tante è il mio primo romanzo, dopo la pubblicazione di due saggi, e, scherzando, mi piace definirlo un salto nel vuoto. Desideravo trattare temi importanti quali la violenza sul femminile e la diversità con maggiore leggerezza e con intento divulgativo, così ho scelto di cimentarmi nella scrittura di un romanzo di formazione rivolto indistintamente a lettori e lettrici adulti. E’ facile specchiarsi nella quotidianità della storia e guardare alle cose cambiando prospettiva immedesimandosi nei vari personaggi.
Come sono nati i personaggi?
Leila è nata in una notte di luna piena durante una meditazione. Quando sentii nel mio cuore “Lei è là”, compresi immediatamente che la protagonista del romanzo era pronta a manifestarsi. Collegai subito quel nome così desueto alla Principessa Leila di Star Wars e mi sembrò perfetto. Gli altri personaggi sono nati per immagini e sono apparsi nella mia vita durante le meditazioni, in piena notte, al risveglio o mentre ero impegnata in tutt’altre faccende: è stato come osservare la pellicola di un film per trasferirla su carta.
Ti è mai
venuto il “blocco dello scrittore”?
Certo. Quando accade, lo identifico come un periodo arido di parole, ma denso di comprensione. Il silenzio muove, trasforma e porta a maturazione i pensieri che vale la pena condividere.
Quali sono
le tue fonti di ispirazione?
La natura, gli esseri umani e il mio percorso esperienziale.
Qual è il
messaggio insito nel libro?
Ognuno di noi è artefice della propria vita e questa presa di coscienza può fare la differenza di fronte alla difficoltà. Possiamo focalizzarci sul dolore lasciandoci travolgere da esso oppure possiamo accoglierlo per poi lasciarlo andare trattenendo il significato dell’esperienza per crescere e maturare nuove consapevolezze. Non dimentichiamo mai che nulla dura per sempre e che è il nostro sguardo a definire la realtà. Come ha scritto Marcel Proust, ne La prigioniera (Alla ricerca del tempo perduto, 1923): “L’unico vero viaggio, l’unico bagno di giovinezza, sarebbe non andare verso nuovi paesaggi, ma avere altri occhi, vedere l’universo con gli occhi di un altro, di cento altri, vedere i cento universi che ciascuno vede, che ciascuno è…”
Quanto c’è di te nei tuoi personaggi?
Ogni personaggio porta con sé qualcosa di me. Può trattarsi di un pensiero, di un atteggiamento, di un’esperienza vissuta direttamente o di riflesso. Grazie alla meditazione ho avuto il privilegio di conoscere, ascoltare e avvicinarmi all’interiorità di molte donne: Leila è scrigno prezioso di una parte di ciascuna di loro.
Progetti
futuri?
Al momento sto studiando per laurearmi in Scienze e Tecniche Psicologiche. Ho scelto di dare scientificità al percorso che tanto mi affascina. Per quanto riguarda la scrittura non ho progetti specifici. Diversi lettori, dopo aver apprezzato Leila, mi hanno chiesto di continuare a scrivere la sua storia, ma non sono ancora pronta a condividere nuovi contenuti. La scrittura è un moto del cuore, ha bisogno di tempo e maturazione per potersi manifestare con intensità e pienezza.
Silvia Casini
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