Emma Piazza è nata a Pavia da mamma italiana e papà corso. Lavora come assistente per un’agenzia di scouting letterario che ha sede a Parigi e attualmente risiede a Barcellona.
Il suo primo romanzo L’isola che brucia è stato pubblicato da Rizzoli a gennaio 2018. Per saperne di più l’abbiamo intervistata, anche perché nel libro si narra di una Corsica misteriosa: un luogo di scogliere, attriti e bellezza.
È dove ritorna Teresa in cerca di speranza e di una famiglia da costruire. Ma questa terra è menzognera, traditrice e Teresa ha un bimbo in grembo. Per cercare un futuro per entrambi torna proprio dal padre, nei luoghi della sua infanzia e ai suoi bellissimi ricordi. Qualcosa però l’aveva condotta lontano da lì, da tutto.
Quel qualcosa è rimasto sempre stranamente enigmatico e avvolto da un’ombra cupa e tremenda. Ora Teresa deve scoprire cos’era e perché nei suoi ricordi rimane un buco nero. Per guardare verso il futuro, lei e il suo bambino devono assolutamente capire il passato. Il padre di Teresa era amato e odiato, accolto e respinto e così tutti i suoi parenti e persino quelle losche figure che si aggiravano intorno a lui. In definitiva, Teresa dovrà affrontare la verità.
Se amate i thriller mozzafiato, vi consigliamo di leggere l’intervista all’autrice!
Hai carta bianca e tre aggettivi per descriverti…
Ansiosa, appassionata e… l’ho già detto ansiosa? Ok, allora agitata.
Mai senza…?
Carta e penna, anzi, computer, libri e, ovviamente, amici e famiglia.
Cosa ti piace leggere?
Ho iniziato con i classici per bambini e poi sono finita a rovistare tra i volumi della libreria di mia nonna, quindi altri classici, ma per adulti. Negli ultimi anni mi sono avvicinata alla letteratura contemporanea, grazie anche al mio lavoro, e ora leggo qualsiasi cosa. Però i classici rimangono la mia grande passione!
Se dovessi esprimere tre desideri?
Per la mia carriera professionale/artistica me ne basta uno: continuare a scrivere e migliorarmi. Per la mia vita privata, invece, tempo libero da dedicare alle mie passioni, ovviamente, a mangiare senza ingrassare 🙂
La tua vita in un tweet?
Ho passato tutta la vita a leggere e scrivere e a volte faccio fatica a capire se i miei ricordi li ho letti o vissuti.
Parlaci del tuo romanzo. A chi lo consiglieresti e perché?
Lo consiglierei sicuramente alle donne, perché la protagonista è una ragazza e la prima parte è piuttosto introspettiva, però è piaciuto anche a tanti ragazzi, quindi forse parto da un preconcetto. La parte più di suspense/mistero invece potrebbe piacere sia a maschi che femmine. Per la fascia di età, direi che dai 18 anni in su è per chiunque
Come sono nati i personaggi?
Li avevo dentro, conficcati. È bastato solo guardarmi dentro e li ho trovati. Teresa mi seguiva ovunque, William mi piace perché è sensibile e schiavo dei suoi stessi errori. Ma quello che preferisco è il padre di Teresa, che all’inizio è come un’ombra che è sempre con lei ma non si palesa.
Le ambientazioni scelte provengono dal reale o sono anche una proiezione dell’anima?
Direi entrambe le cose. L’ambientazione è vera, conosco bene la Corsica, è l’isola di mio padre. Però la Corsica è anche un personaggio dell’anima dei personaggi, dei corsi, ma anche di Teresa. Come lei, anche l’isola è tutta contrasto, bellezza e violenza
Come puoi riassumere ai potenziali lettori il tuo romanzo? Qual è il messaggio che hai voluto trasmettere nel libro?
È un libro sulla ricerca delle origini, con un’ambientazione che alterna l’incanto di una natura selvaggia all’atmosfera sinistra che hanno i piccoli paesi sperduti. Una tensione costante dà il ritmo alla storia, e tutti gli abitanti dell’isola hanno una sorta di ambiguità: difficile capire di chi fidarsi.
Sei già al lavoro su un nuovo manoscritto?
Sì, in realtà sono all’opera su più fronti diversi. Sto scrivendo un romanzo ambientato a Pavia, la mia città, su un gruppo di ragazzi. Però potrebbero volerci anni, o forse non lo finirò mai. Aspetterò l’idea giusta, e un libro che si scrive da solo, non ho fretta. Ma intanto so che non riesco a rimanere troppo tempo senza scrivere qualcosa.
Silvia Casini
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