Oggi vi parlo dell’ultimo romanzo che ho avuto il piacere di leggere.
Sto parlando di: Lo spirito tra le radici. Il sentiero tracciato da mia sorella autistica di Francesca Marchesini, edito da infinitoedizioni.
La trama:
Il belato di un caprone risuona nell’atrio di un aeroporto canadese. Giada Sinopa, una bambina di 10 anni, sorride pietrificata dalla vergogna guardando nonna Nuna che scaglia maledizioni sui suoi genitori mentre la sorellina, Camilla Taipa, ride sguaiatamente appoggiata al caprone di famiglia, che rumina indisturbato vicino alle valigie.
Un inizio difficoltoso per il viaggio di questa strana famiglia che si trasferisce in un paesino sperduto sulle montagne valtellinesi.
Le traversie del trasloco si sommano a quelle dell’integrazione di nonna Nuna, una vecchia e caparbia sciamana, e della sorella Camilla Taipa, bambina autistica con grave compromissione della comunicazione.
Riuscirà Giada Sinopa a trovare un posto per sé e la sua famiglia in questo nuovo mondo chiuso tra imponenti montagne?
Un rituale sciamanico e un viaggio inaspettato tra gli spiriti della foresta la trascineranno in un vortice di avventure che la porterà a riscoprirsi come individuo e come sorella, aiutandola a trovare un ponte per il mondo magicamente autistico di Camilla Taipa.
“Un libro che consente di esplorare i meandri poco conosciuti del mondo dell’autismo, che nient’altro è che il mondo ordinario a cui tutti siamo abituati, solo visto da una prospettiva diversa”. (Lorenzo Gambetta)
“Dobbiamo rivedere gli stereotipi sulla diversità e su cosa aiuta le famiglie a superare le difficoltà presenti”. (Claudia Nicchiniello).
Da lettrice, devo confessarvi che sono rimasta piacevolmente sorpresa da questo breve romanzo, perché non mi aspettavo un tale intreccio di situazioni e di descrizioni, quasi oniriche e molto molto intense, pensando ad un racconto che parlasse di autismo.
Probabilmente, pur essendo io stessa una persona con disabilità, ero partita nell’approcciarmi al libro con dei preconcetti, dettati sicuramente dalla mia ignoranza riguardo alla condizione di neurodivergenza di una persona autistica.
Sono stata molto contenta di vedere che sì, l’autismo è presente, ma risulta spesso una componente marginale, rappresentata più come una peculiarità di Camilla, che come un difetto.
La storia è talmente densa di personaggi e paesaggi e ricordi e sensazioni, da far dimenticare che si sta parlando anche di disabilità.
Il rapporto tra le due sorelle è ben rappresentato, non sbilanciato, come se comunque, nonostante la difficoltà di interazione, Giada e Camilla trovano modo di relazionarsi, come farebbero qualsiasi altre sorelle o bambine.
La famiglia tutta è molto presente e si mobilita per la saluta di Camilla, ma anche per Giada, e questo non è scontato, se si è famigliari di una persona con disabilità.
A volte i genitori si fanno prendere dallo sconforto o dallo stigma, ma non in questo caso, anzi.
La diagnosi di Camilla sprona il padre e la madre a fare ancora di più, a cercare un modo di convivere con questa singolare condizione chiamata “autismo”.
Certo, nel romanzo non mancano i momenti di sconforto della famiglia e di Giada Sinopa, la sorella di Camilla Taipa, che poi è la protagonista di questo viaggio, nei confronti della sorella o delle situazioni che non può cambiare o non riesce a gestire, però c’è sempre uno sguardo positivo, un cercare di fare meglio, o comunque di trovare altre strategie e modi per affrontare la vita.
Il personaggio che più mi ha incuriosito è sicuramente nonna Nuna che davvero sembra una roccia, uno spirito indomito, ma esattamente consapevole di dove vuole stare e chi vuole essere.
Mi piace molto il modo in cui è stato descritto il rapporto con la natura e gli animali, il rispetto per il tempo in cui viviamo e per tutti gli esseri che ci circondano.
Sento molto della filosofia animista in questo romanzo e sono rimasta incantata leggendo tutta la parte in cui lo spirito di Giada Sinopa entra in comunione con gli altri spirito della foresta e, infine, dopo un lungo peregrinare si ricongiunge con sua sorella Camilla.
Sono pagine molto belle, vivide e perfette nella loro modalità s di raccontare la natura e la vita degli animali, quella che noi tanto spesso ignoriamo o reputiamo inferiore a noi.
Quante cose noi pensiamo di sapere e non sappiamo, o pensiamo di vedere e non vediamo?
È così anche con l’autismo, si tratta molto spesso di un altro modo di vivere e vedere le cose, un’altra sensibilità e prospettiva che stride con la nostra solo perché non la capiamo o non ne sappiamo cogliere i punti di forza.
Questo romanzo mi ha davvero emozionata e mi ha fatto capire che, ogni tanto, bisognerebbe sforzarsi di cambiare lo sguardo per vedere tutte le sfumature del mondo, e che, ancora una volta, non c’è niente di più sbagliato che di voler dare etichette a ogni cosa, a ogni manifestazione fisica o a ogni disabilità. Tante volte basterebbe solo sviluppare più empatia e vivere le cose con più semplicità, e capire che ciascuno di noi ha una ricchezza interiore unica, e non dovrebbe essere mai superficialmente giudicato.