L’ultima lanterna della notte: recensione

E se con Adesso apri gli occhi, Ornella De Luca, era riuscita a regalare ai lettori emozioni forti grazie alla storia di Homer e Diana, scritta in modo fluido, in uno stile simile a quello di Angela Contini, con L’ultima lanterna della notte compie un passo in avanti e tratteggia un protagonista in bilico tra il bellissimo e vagabondo Roux di Chocolat e lo zingaro collerico Heathcliff di Cime tempestose.

Infatti, Lennox Foster è abituato a vivere ai margini della società, è un’ombra tra le tante della criminalità di Boston. Abbandonato dalla madre a soli sette anni, è cresciuto con i suoi quattro migliori amici, insieme ai quali ha vissuto nella spettrale Villa Sullivan, l’ex orfanotrofio ormai in disuso della loro infanzia. Ed è proprio per proteggere i suoi affetti più cari che Lennox è costretto all’improvviso a partire da Boston in sella alla sua Harley. Senza meta, senza radici, senza speranze per il futuro. Fino a quando non incontrerà Casey Allen, una ragazza che ama sopra ogni cosa il mare e il vecchio faro sulla scogliera lasciatole in eredità dal nonno, l’ultimo guardiano. Tuttavia, Casey non è libera e selvaggia come la costa frastagliata del Maine, perché porta su di sé il peso di un ricatto: una spada di Damocle che oscilla fra la vita e la morte di una persona a lei molto cara. Le sue giornate sono noiose e prevedibili, senza margine di errore. Un mare all’apparenza fin troppo sereno.

Lennox, invece, è furia e tempesta, un’onda che Casey non può permettersi d’incrociare sul bagnasciuga, altrimenti le sue orme saranno spazzate via per sempre.

Ed è con questa burrascosa trama che L’ultima lanterna della notte tesse alla perfezione passioni segrete, violenze e soprusi nella tranquilla e idilliaca cittadina di Bar Harbor, dove la speranza è affidata a una lanterna lasciata librare nell’etere, custodendo un messaggio rivolto al cielo e a chi non c’è più. È un romanzo fatto di azione e sentimenti, romanticismo e sorprendenti colpi di scena.

Si tratta del secondo capitolo (autoconclusivo) di The orphanage series ed è ricco, riflessivo: pura e semplice emozione.

In sostanza, preparatevi a commuovervi, perché tra sogni, speranze e voglia di rinascita, L’ultima lanterna della notte saprà catturarvi dalla prima all’ultima riga. Ha un sapore alla road movie e una voce fresca come Il segreto del mio nome di Jax Miller. È un libro, che mostra le meschinità dell’uomo e fa leva sui sentimenti veri, la nostra grande dignità, il nostro appiglio salvifico contro il caos e contro l’affronto infausto del destino. Ecco perché non dovete perdervelo.

 

Silvia Casini

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