Dopo 25 anni di gestazioni, una serie di fallimentari tentativi ed una carriera che comunque ha dato pur sempre i suoi frutti, il regista Terry Gilliam è riuscito alla fine a realizzare il suo L’uomo che uccise Don Chisciotte, pellicola ambita e progettata da decenni, ispirata all’opera dello spagnolo Cervantes, che, per un motivo drastico ed un altro, non ha mai potuto vedere la luce; almeno fino ad oggi.
Interpretato da una coppia di attori come Adam Driver e Jonathan Pryce, il film arriverà nelle nostre sale il 27 settembre, mostrandosi in tutta la sua resa complessiva, ed in occasione di tale evento il regista Gilliam, autore di Brazil, Le avventure del barone di Munchausen e L’esercito delle 12 scimmie, ha incontrato la stampa italiana a Roma, raccontando ogni curiosità dietro la realizzazione di questa impresa decennale; “Tutti i grandi film sono basati sulla fantasia, il mondo dei sogni giovanili” ha detto “Quello che mi interessa è la lotta tra la fantasia e ciò che è reale. Film come Avengers hanno solo l’aspetto fantastico e ciò non mi piace”, proseguendo poi “I film realistici sono forse quelli che non hanno molti soldi, quindi per questo devono essere ‘realistici’. Per questo film io ho girato soprattutto in esterni, in modo che si potesse avvertire il senso del reale”.
Sulla scelta dei suoi protagonisti ha invece affermato “Ho scelto Adam (Driver, ndr) perché l’ho incontrato in un pub ed è diverso dal personaggio da me immaginato. Non sembrava una star del cinema, ci siamo piaciuti ed ha avuto la parte”, mentre su Pryce a detto “Per 15 anni Jonathan Pryce avrebbe voluto interpretare questo ruolo, ed alla fine lo ha fatto inglobando tutti i personaggi scespiriani della sua carriera”.
Sull’inizio di questa sua personale ossessione ha invece affermato” Lessi il libro per la prima volta nel 1989 ed allora pensai che non sarebbe stato possibile farne un film, perché si tratta di un’opera troppo ricca. Poi, dopo una serie di idee cestinate, sono arrivato alla conclusione di come la realizzazione di questo film si ripercuote sulle persone, proprio come successe a Don Chisciotte stesso, il personaggio, perché invasato dalle letture cavalleresche che lo avevano cresciuto e condizionato”, dichiarando poi in riguardo “Tutte le persone ragionevoli mi dicevano ‘molla, lascia stare questo progetto’, ma io non credo nelle cose ragionevoli. Don Chisciotte ti trascina e ti porta a diventare come lui, anche fino in punto di morte”.
Del lungometraggio che tentò di realizzare in passato, coinvolgendo addirittura Johnny Depp come interprete, ha dichiarato “Il film è un qualche cosa che esiste in un punto specifico della vita, quello che cercai di fare nel 2000 non era così interessante come quello che ho fatto adesso. Questa versione è costata la metà di quello che cercai di realizzare nel 2000 con Johnny Depp e Jean Rochefort”.
Altre parole che Gilliam esprime in riguardo affermano “Ci sono persone che diventano come Sancho Panza, più ancorate alla realtà, mentre altre sono più portate alla fantasia. Comunque dipende anche dalla vita, è lei che ti spinge ad essere più folle e fantasioso. Sul set c’era il figlio di mia figlia Amy, che è una dei produttori del film, con cui mi divertivo a giocarci aiutandomi ad alimentare la mia di fantasia” e prosegue “Mi piacciono tutti i miei sogni, anzi rimango aggrappato a tutti loro e non rinuncerei ad ognuno di essi”.
In conclusione il nostro visionario autore ha dichiarato con fierezza “Don Chisciotte non muore mai, perché l’esperienza lo tramanda, come succede all’arte stessa; lui continuerà a vivere per ché andrà avanti per sempre così”.
Ed il 27 settembre L’uomo che uccise Don Chisciotte vi aspetterà in sala.
Mirko Lomuscio