Sono seduta in metropolitana.
Il treno si riempie ad ogni fermata.
Un uomo con una pancia importante, alta e soda, è in piedi di profilo davanti a me.
Un ragazzo con tono aggressivo chiede all’uomo, di cui vede solo le spalle, di andare avanti per permettere a più persone di salire. L’uomo sposta leggermente il volto, rispondendo con lo stesso tono, che non c’è spazio.
Il ragazzo insiste vedendo uno spazio dove non ci sono persone, ma c’è la sua pancia che lui continua a non vedere.
Si sfidano con lo sguardo.
Temo una lite. Per evitarla mentre l’uomo si gira, cerco di attirare l’attenzione del ragazzo e muovo la mia mano sulla pancia disegnando un semicerchio.
“È un uomo, non può essere incinta” urla con voce rabbiosa.
L’uomo si gira scontrando la sua pancia contro il fisico asciutto del ragazzo. Mettendo le due mani ai lati del suo addome, come fa una mamma incinta, lo affronta “Sono grasso, sei felice?” e inizia a spingerlo a colpi di pancia.
Le porte si aprono, scendono dalla metropolitana insultandosi.
Rimango seduta dispiaciuta di essere stata la causa di un litigio, io che non bisticcio quasi mai.
Foto e testo Roberta La Placa