A questa nuova edizione del Salone del Libro 2019, la Gainsworth Publishing ha presentato un’altra tematica importante nella letteratura fantastica: il Mostro. Esatto. L’altro, l’orrido, il diverso. Abbiamo sfruttato questo dibattito per analizzare brevemente la figura di questa creatura nel corso dei secoli.
Cosa significa la parola “mostro”? Dal latino “monstrum”, la parola aveva connotati ambigui, in quanto rappresentava sia qualità positive che negative portate all’estremo. Oggi è più utilizzata la seconda, con connotazioni malvage o bestiali.
Nell’antichità, forse dovuto a un pensiero semplicistico, il bene veniva associato al bello e il male al brutto. Ovviamente c’erano delle eccezioni, presenti perlopiù in alcune fiabe popolari , ma nella maggior parte dei casi il mostro era il brutto. Altra figura particolare della mitologia è quella del Lucifero cristiano: una creatura di straordinaria bellezza che, a causa della sua ambizione, perse tutto, diventando un essere orrendo. Qui abbiamo il passaggio da uno stato all’altro, dove l’aspetto fisico è una metafora di quello interiore.
Questa mentalità cambiò lentamente con la letteratura, in particolare quella gotica: grazie al romanzo “Il Monaco”, particolarmente apprezzato dal Marchese De Sade, si pose un nuovo aspetto per l’archetipo del mostro, ovvero quello della bruttezza interiore. Il protagonista del romanzo è un prete che cede alla tentazione, diventando un uomo depravato che si nasconde dietro una faccia di beatitudine e gentilezza. Il mostro quindi, è umano e può essere il vicino della porta accanto così come un membro della propria famiglia. Pensiamo solo ai serial killer, ma anche ai mafiosi o ai politici corrotti: sono tutte persone che in società quasi sempre hanno un maschera che dietro le quinte toglierebbero volentieri.
Nella letteratura gotica apparve un mostro che stravolse copletamente l’immaginario collettivo: la creatura di Frankestein. Essa è di fatto un neonato, un essere umano innocente. Viene alla vita per capriccio, perché Viktor “poteva farlo”, ma poi viene ripudiato dal suo creatore per il suo aspetto. Odiato e temuto da tutti, svilupperà comportamenti antisociali proprio come farebbe un bambino che ha vissuto un’infanzia sofferta. Il mostro viene isolato dagli altri, nessuno prova a far rivivere la sua umanità, e quindi decide di allontanarsi da una società che da sempre lo ha rifiutato. La creatura di Frankestein, quindi, è un mostro creato da coloro che gli stanno attorno in quanto se avesse avuto una figura amorevole come guida, avrebbe potuto avere una vita tutto sommato piacevole. Come ne “Il Monaco”, “Frankestein” dimostra che ancora siamo noi esseri umani i potenziali mostri.
Parlando di creature sovrannaturali, non possiamo non citare i vampiri e i licantropi, elementi importanti nella letteratura gotica. Inizialmente tali esseri erano molto diversi dalle loro future rappresentazioni letterarie: ad esempio i licantropi erano più dei mutaforma, a volte con connotazioni positive ( in Lituania erano i segugi di Dio che cacciavano i diavoli fuori dal regno mortale) ma quasi sempre con elementi bestiali e pericolosi. Non si trasformavano durante la luna piena e l’origine era spesso causata da una maledizione e non un morso. Il vampiro era più simile alla figura del redivivo in cerca di vendetta, una persona ben lontana da Dracula.
E fu il romanzo di Bram Stoker a dare importanza a quello che diventerà il futuro stereotipo di tali creature, anche se prima ovviamente c’erano state altre opere come “Il vampiro” di Polidori e “Carmilla”. Certo, il personaggio di Dracula era brutto e non brillava ( ma poteva uscire a mezzogiorno) ma era carismatico e ciò lo rendeva una figura attraente a modo suo.
Il vampiro divenne quindi una figura aristocratica, un seduttore, ben lungi dallo spirito vendicativo del folklore. Anche la figura del licantropo cambiò, diventando soggetto alla luna piena e assimilando alcuni elementi dei vampiri, come il contagio dal morso.
Parlando di racconti non possiamo non citare “La Bella e la Bestia”, fiaba scritta nel 1757, dove il ruolo del mostro è ribaltato e confrontato con le sorelle invidiose di Bella. La fiaba pare inoltre una variante popolare del mito di “Amore e Psiche”, scritto da Apuleio. La fiaba divenne un archetipo per future storie gotiche e romantiche, come ad esempio il “Fantasma dell’Opera”: il mostro, Erik, passa da una presenza oscura e minacciosa a un umano che brama disperatamente l’amore che non ha mai conosciuto. Erik è forse uno dei “mostri” gotici più complessi in quanto indossa diverse maschere: è sia la voce di un angelo che un diavolo, sia genio musicale sia un sicario.
Nella letteratura horror, il mostro ebbe un’altra versione, più oscura e spiazzante: Lovecraft lo introdusse come metafora dell’immaginazione umana e dell’infinità del cosmo nei confronto all’antropocentrismo. I suoi mostri sono inconcepibili alla nostra mente e ogni tentativo di catalogarli porterebbe alla follia. Cosa è più terrificante della fantasia umana oppure della consapevolezza di essere un granello di polvere in un universo indifferente? Ovviamente era anche ittiofobico, visto il grande numero di tentacoli e pesci presenti nelle sue opere. Grazie al cinema, si fece più presente il Body Horror: l’orrore della malformazione e del grottesco. Un esempio calzante è il remake del film “La Mosca” di Cronenberg, dove il protagonista diviene vittima delle sue stesse scoperte, cadendo man mano in uno stato di follia, mentre il suo corpo muta e si trasforma in quello di un insetto.
Nella letteratura moderna, si sta pian piano umanizzando il mostro, in quanto abbiamo creature orripilanti che però provano empatia e compassione (come l’episodio di “Beyond The Aquila Rift” di “Love Sex And Robots”) oppure che in origine avevano connotati malvagi (come draghi, vampiri, demoni ecc). Un esempio fumettistico è Hellboy, un mezzodemone destinato a essere l’Anticristo che però rifiuta questo destino imposto da altri e decide di percorrere il proprio, indagando su fenomeni paranormali e combattendo contro le forze del male..
Nel corso degli anni, quindi, i mostri vennero umanizzati e gli umani diventarono pian piano mostruosi. Chiudiamo citando Clopin del film “Il gobbo di notre dame”: “Ecco un quesito: scoprite chi è il vero mostro a Notre Dame. Chi è brutto dentro o chi è brutto a veder?”.
Debora Parisi
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