Leggo spesso romanzi contemporanei e romance, devo ammettere però che questo che mi è stato consigliato da un’amica, forse non l’avrei mai scovato o preso in considerazione, e invece mi ha piacevolmente sorpreso.
Quando l’amore ha il passo svelto è il primo romanzo di Maria Paola Corsentino, la trama è delle più classiche per una storia d’amore: Nell’universo pratico di Azzurra, la protagonista di questa storia, non c’è mai stato spazio per l’amore e del resto, lei ha molto di cui occuparsi tra gli esercizi per la mobilità delle gambe e per contrastare le difficoltà date dalla disabilità e il lavoro, che l’ha portata a trasferirsi in un pesino del nord Italia. Quando conosce Carlo, carismatico e dagli occhi sempre un po’ malinconici, la ragazza comprende che è tempo di intraprendere un nuovo percorso e aprire il suo cuore a un sentimento nuovo. La perfezione di Carlo, tuttavia, viene incrinata da pesanti silenzi e ombre che Azzurra cerca di indagare con determinata dolcezza, non senza qualche dubbio: l’amore ha il passo svelto, riuscirà lei a tenerne il ritmo? E che succede quando Edoardo, sicuro e spavaldo, entra a gamba tesa nella sua vita?
Azzurra è una donna sui 30 anni circa, originaria della Sicilia e insegnante di filosofia, oltre a questo ha, appunto, una paralisi cerebrale infantile dalla nascita, una tetraparesi spastica che le rende le cose di tutti i giorni un pochino più difficoltose e la pone sempre davanti al timore di non farcela, di non essere all’altezza, di fallire.
Ed ecco che quando si presenta la possibilità del trasferimento al nord Italia per una supplenza in un paese in provincia di Brescia, Azzurra inizia ad avere dei dubbi.
Lei che ha sempre affrontato tutto per poter avere equilibrio, indipendenza ed autonomia, adesso vede questo passo come un salto nel buio un pochino spaventoso.
Questo succede credo a tutti, ma nel caso di Azzurra tutto è un pochino più complicato per via della condizione di disabilità che l’accompagna, che se anche tenuta a bada rappresenta comunque una bella zavorra e sfida quotidiana. Chi ha una disabilità motoria sa che ogni cambiamento e adattamento richiede il triplo del tempo e fatica di una persona normotipica.
Per fortuna Azzurra conosce e si lega al simpatico, bello e brillante Carlo, che si impegna ad essere una guida è un compagno prezioso su al
Nord per la giovane neoassunta professoressa di filosofia.
Peccato che non sembri tutto oro quello che luccica e, nonostante Azzurra di ambienti benissimo nel nuovo mondo freddoloso e umido del Nord, qualcosa non torna, soprattutto nel suo rapporto con Carlo che ha molti segreti e scheletri nell’armadio che cela dietro una perfezione artefatta.
Ho apprezzato molto la trattazione della disabilità inserita in un contesto più ampio. C’è inevitabilmente nella vita di Azzurra e la condiziona spesso nei pensieri, nel sentirsi non abbastanza donna, no abbastanza al passo, ma fortunatamente non ne é il centro. Ciò che emerge maggiormente è la voglia di Azzurra di migliorarsi, di imparare ad accettare le proprie paure e sconfitte, ma anche a sentirsi forte, determinata, a mostrarsi per ciò che è senza nascondere la propria condizione e i limiti fisici.
Azzurra lavora molto su di sé, si pone domande, cerca di aprirsi e di costruire una relazione sincera, andando oltre le paure legate all’avere una disabilità motoria.
Il suo personaggio è contrapposto a Enrico, un uomo con la sua stessa patologia e che con lei divide le sessioni di allenamento e fisioterapia, importantissime per non perdere funzionalità e resistenza nel cammino.
Enrico si lamenta, fa la vittima, si autocommisera ed è convinto che siccome sia disabile tutto gli è concesso o perdonato, oppure che non deve aspettarsi dalle persone chissà che quindi nei rapporti si accontenta. In realtà si capisce benissimo quanto sia fragile e abbiamo realtà paura di mettersi in gioco, a differenza di Azzurra che impulsiva, si butta nelle cose a capofitto.
“Per la sua intera esistenza Azzurra si era battuta contro quel concetto. Se cade una persona normale, la si prende in giro. Se cado io, poverina. Se una persona normale fa l’isterica è solo isterica ma se lo faccio io, poverina. Se una ragazza normale ha una brutta giornata è un’eroina della vita. Se ce l’ho io, poverina. Era questa disparità di trattamento che le aveva sempre suggerito piccole regole di sopravvivenza: non cadere, non agire da isterica, accetta di buon grado anche le brutte giornate. Il suo umore nero le suggeriva che in una sola mattina aveva violato i principi fondamentali del disabile base secondo Azzurra”.
Per colpa di Edoardo, Azzurra si ritrova, nella giornata del loro primo incontro, lunga distesa nel fango e con il cellulare distrutto, fortuna che piano piano il supplente di educazione fisica, chiamato lì per sostituire un collega infortunato, saprà conquistarsi il suo spazio.
Un bel romanzo e non solo perché la protagonista, Azzurra, ha la mia stessa patologia, la tetraparesi spastica e studia e insegna filosofia nei licei, come vorrei fare io un giorno, ma anche perché vengono trattate molte tematiche in maniera profonda, non banale e non pietistica, come spesso accade quando si parla di disabilità.
Qui la condizione di Azzurra è solo un pretesto per parlare di gratitudine, di relazioni, di prove di sfide, ma anche di determinazione e di accettazione.
Si riesce a dare il massimo se si accetta anche a volte che si può fallire, e non come persona disabile e “poverina”, ma come una persona qualunque che accetta i percorsi non sempre lineari che la vita ci offre.
E cosa c’è di più imprevedibile dell’amore e di ciò che comporta amare qualcuno?
Se siete curiosi, romantici e volete leggere un romanzo dove vi sia una protagonista con una disabilità che si trattata decentemente e non come ispirazione per le persone “abili”, questo romanzo fa per voi.