Spider-man: un nuovo universo – recensione

Se pensavate che di Uomo ragno ce ne fosse soltanto uno vi sbagliate, perché come ormai come molti sanno, almeno quelli che hanno sempre seguito il mondo delle strisce legato alle avventure di Peter Parker, c’è ben altro a suo riguardo, molte cose derivate da quella creatura nata da Stan Lee e Steve Ditko nei lontani anni ’60 e pubblicata dalla Marvel; per poter quindi ammucchiare tutti quei derivati e simil parodie creati negli anni sul nostro ragnetto di quartiere, ecco che esce nelle sale, giusto per le festività natalizie, un lungometraggio animato intitolato Spider-man: un nuovo universo, pellicola che parla di mondi paralleli ed incrociati, tutti appartenenti al vissuto di Parker.

Per la regia del trio Bob Persichetti, Peter Ramsey e Rodney Rothman, questa curiosa escursione, resa in un sistema di animazione altamente affascinante e calibrato, segue le gesta del giovane ragazzo di colore Miles Morales, un adolescente di New York che di punto in bianco si vede catapultato in mezzo ad un’avventura senza limiti; morso da un ragno radioattivo, il giovane ben presto scoprirà di avere dei poteri simili all’unico eroe della sua città, ovvero Spider-man.

 

Ed una volta che quest’ultimo viene messo fuorigioco dal malvagio Kingpin, starà a Miles dover prendere i panni del giustiziere ed impedire il peggio; ma in questa battaglia non sarà solo, ad aiutarlo infatti arriveranno altri Spider-man, appartenenti ad alcuni universi paralleli e pronti a combattere contro quelle forze del male che potrebbero consentire la fine del mondo.

Ed in mezzo a tutto ciò Miles avrà modo di affrontare un lungo e significativo percorso di crescita emotiva, tirando fuori da sé quel lato eroico che difficilmente ha fatto parte della sua esistenza.

Sinceramente, dopo aver visto per lungo tempo un cinema Marvel sempre più in cerca di una vena ispiratrice, che sia per mezzo di una chiave ironica oppure seria o per mezzo di venature dark oppure colorate, non ci si aspettava un salto verso il vero e proprio cinema d’animazione per l’Uomo ragno, soprattutto ora che è in corso una nuova serialità cominciata con Spider-man: Homecoming; ma tralasciando ciò che è iniziato con quest’ultimo titolo, l’opera di Persichetti/Ramsey/Rothman, a cui hanno partecipato in fase di produzione e scrittura i Phil Lord e Christopher Miller di The Lego Movie, è un simpatico espediente che mostra un modo tutto nuovo di poter intraprendere la trasposizione fumettistica di un noto supereroe.

Almeno in senso lato, anche perché Spider-man: un nuovo universo, nel mezzo della sua fracassona voglia di intrattenere e rendere i suoi protagonisti animati qualcosa di più che delle semplici pedine bidimensionali, conferma come ormai questo mondo dei cinecomic sia sempre più inglobato esclusivamente da una cultura nerd che ne fagocita la macchina filmica, allontanando ogni principio in cui è doveroso spiegare sullo schermo tutto ciò che accade ed appoggiandosi soprattutto al sapere dei suoi spettatori amanti delle strisce.

Un espediente che fatica ad accattivarsi il favore di un pubblico ignorante in materia, salvo poi abbracciare chiunque assista a Spider-man: un nuovo universo con l’arrivo di un epilogo pregno di emozioni e di grande senso della scrittura, questo grazie anche al modo in cui la presente pellicola riesce a delineare i suoi vari “uomini (e donne) ragno” in azione; oltre al nero Spider-man di Morales, abbiamo anche un Parker sfigato, uno Spider-man noir (in originale doppiato da Nicolas Cage), una Spider-Gwen (Stacy, compagna di scuola di Miles), una Peni Parker con tanto di robot al seguito (la quale deriva dal mondo dei videogame) e un maialetto di nome Peter Porker (variante Looney Toones del noto supereroe), un pugno di protagonisti che difficilmente dimenticherete e potrete fare a meno di amare.

Con Spider-man: un nuovo universo avrete modo di assistere ad un vero e proprio fumetto animato, affascinante e carnale come pochi cartoon hanno saputo essere, preludio di un’invasione nerd che con il tempo potrebbe condizionare eccessivamente il mondo dei cinecomic, in tutte le sue forme di linguaggio.

Mirko Lomuscio