La verità, però, è destinata a emergere quando in città si fa vivo Carmine Cannas, uno sbandato appena uscito di prigione. Carmine vorrebbe rigare dritto, ma la sua fedina penale non glielo permette; così, quando gli viene proposto di fare un sacco di soldi sporchi, accetta e si caccia in qualcosa di molto grosso.
La sua vicenda personale si intreccerà, poi, con quella di Lisa, vedova di un poliziotto e madre di un ventenne che sta scontando tre anni e mezzo di prigione per spaccio, una donna a pezzi ed emotivamente instabile, che frequenta lo studio di uno psichiatra e non riesce mai a trovare la vera svolta nella sua vita. E quando il figlio uscirà di prigione sarà soltanto l’inizio di un’altra brutta storia.
Ed è con questi intrighi alla True Detective che Stagione di sangue si configura come un noir forte e concreto. Per saperne di più, abbiamo intervistato l’autore ed ecco cosa abbiamo scoperto…
Hai carta bianca e tre aggettivi per descriverti
Mai senza?
Che domande! Mai senza libri, ovviamente.
Cosa ti piace leggere?
Leggo di tutto: narrativa, saggistica, fumetti. Il mio genere preferito, naturalmente, è il noir, ma mi appassionano molto anche i romanzi e i saggi storici. Passo tranquillamente da Montanelli a Ellroy e da Ellroy alle strisce di Bill Watterson. Attualmente sto leggendo un giallo di Minette Walters, una delle migliori scrittrici di crime-fiction dei nostri giorni, e ho una trentina di romanzi di vario genere in arretrato sulla mia scrivania.
Se dovessi esprimere tre desideri?
Pubblicare con una grossa realtà editoriale. Attraversare gli Stati Uniti coast to coast. Stringere la mano a James Ellroy.
La tua vita in un tweet?
Più che un tweet, credo fermamente in un motto molto comune in Inghilterra: La vita è una puttana, ma ogni cane ha il suo giorno.
Parlaci del tuo romanzo. A chi lo consiglieresti e perché?
Stagione di sangue, il mio nuovo romanzo, è un noir ambientato in una cittadina alle porte di Cagliari, Capoterra. La storia comincia negli anni ’80, con una serie di rapimenti, stupri e omicidi a danno di adolescenti e di giovani donne. Si scoprirà che i carnefici sono protetti da personaggi potenti e perpetrano le loro malefatte col beneplacito dei poliziotti locali. Trent’anni più tardi, con l’arrivo in città di uno sbandato, l’oscura vicenda è destinata a tornare a galla e la “stagione di sangue”, appunto, a ripetersi. Consiglio il romanzo a chi si è stufato di leggere commissari sfigati e nonnette detective.
Come nascono i tuoi personaggi, c’è un collegamento con la realtà?
Dipende. Spesso sono parto esclusivo della mia fantasia di lettore prima che scrittore. In altri casi, invece, mi rifaccio a persone che ho conosciuto davvero e la cui personalità, per esempio, mi ha ispirato al punto da ricamarci qualcosa di romanzesco attorno.
Le ambientazioni che scegli provengono dal reale o sono anche una proiezione dell’anima?
Scrivo di luoghi reali, come Cagliari e la sua Città Metropolitana. Nelle descrizioni, ovviamente, può capitare che la mia tendenza a un esercizio di stile personalissimo dia vita ad una mescolanza tra luogo reale e luogo ideale.
Come puoi riassumere ai tuoi lettori il tuo romanzo? Qual è il messaggio che vuoi trasmettere?
Il messaggio? Non pensiate che la Sardegna sia solo spiagge da sogno, vita notturna e festa.
Sei già al lavoro su un nuovo libro?
Silvia Casini
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