Super Vacanze di Natale: recensione

Ben 35 anni sono passati da quella prima pellicola natalizia prodotta dalla Filmauro, allora gestita da papà Luigi De Laurentiis e il figlio Aurelio; quel Vacanze di Natale diretto da Carlo Vanzina che, con molta sorpresa e altrettanto stupore, aprì le danze ad un tipo di commedia che col tempo sarebbe variata, divenuta marchio di fabbrica della risata fin troppo facile ma anche metro di giudizio per poter osservare il peggio dell’italiano qualunque e no.

Era il 1983 ed ora, nel 2017, è stato pensato di commemorare quella sfilza di commedie, e con loro gli artisti che le hanno realizzate, tramite un film-raccolta intitolato Super Vacanze di Natale, montando in un’ora e mezza di durata tutto ciò che ha reso celebre il cosiddetto “cinepanettone” (un po’ come si faceva una volta nei ‘60/’70 con i film di Totò e Alberto Sordi); a pendersi cura di tale operato è l’attore Paolo Ruffini, un personaggio che con questo ciclo ha avuto a che fare più di una volta (era tra l’altro in Natale a Miami e Natale a New York), ora messo in sala di montaggio, accanto all’esperto in materia Pietro Morana (montatore dei film di Checco Zalone), per poter rievocare, momento per momento, la stessa anarchica ironia che queste pellicole avevano modo di sfoggiare, tramite anche i suoi variegati argomenti.

E’ quindi così che Super Vacanze di Natale prende vita, alterando tra citazioni a luminari di ogni dove, come Feodor Dostoevskij, Albert Einstein, Fernando Pessoa e John Boorman, determinate scene prese dai “cinepanettoni”, le quali fanno parte di una divisione in capitoli che variano dalla “battutaccia” alle “donne”, fino ad arrivare alla “politica” e alle “location esotiche”; un continuo osservare e ricordare (per chi già li conosce abbastanza) tutto quello che attori come Christian De Sica e Massimo Boldi hanno mostrato in questo lasso di tempo, accostati da comprimari all’altezza come Alberto Sordi, Jerry Calà, Nadia Rinaldi, Nino Frassica, Ezio Greggio, Massimo Ghini, Fabio De Luigi, Claudio Amendola, Maurizio Mattioli, Angelo Bernabucci, Mario Brega, Guido Nicheli, Claudio Bisio, Francesco Mandelli, Diego Abatantuono, Enzo Salvi, Alessandro Siani, Biagio Izzo, Lillo e Greg, Ruffini stesso e così via. Il tutto senza dimenticare anche le bellezze delle varie Carol Alt, Victoria Silvstedt, Anna Falchi, Vanessa Hessler, Stefania Sandrelli, Sabrina Ferilli, Belen Rodriguez e Michelle Hunziker.

Un compendio di ciò che è stato e ciò che ci è piaciuto (o no) del “cinepanettone”, questo è Super Vacanze di Natale, una sorta di best of che accalorerà i cultori del genere e inorridirà quelli che invece hanno sempre remato contro, senza però riscontrare una cosa importante: come la risata sia variata nel tempo, perché una volta questi titoli riempivano le sale e la qualità è là, davanti ai vostri occhi, che parla da sola, tra alti picchi di ilarità e bassi riscontri di buon gusto, senza però negare che, chi ne faceva parte, ha sempre avuto modo di mostrare una grande professionalità.

Quindi lode ai nomi su citati per il loro coinvolgimento, come anche lode per i suoi autori, che siano Vanzina o Enrico Oldoini, Neri Parenti o Volfango De Biasi, perché queste opere, bistrattate solitamente dalla critica italiana (quella che col tempo però ha avuto anche modo di ripensarci), sono state lo specchio preciso di un paese allo sbando quale è l’Italia, ora presa a ridere meno di pancia riguardo a cose considerate, tra virgolette, serie; infatti, i recenti incassi in discesa sono là che parlano da soli.

 

Se state pensando che Super Vacanze di Natale sia quindi un canto del cigno dell’arcinoto “cinepanettone” non siete forse lontani dalla realtà, anche se non è oggettivamente così; ma che sia un’analisi sulla conclusione di un determinato modo di ridere della nostra “Italiaetta”, quello sì, è cosa molto certa.

 

Mirko Lomuscio

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