Un mese fa è uscito il secondo episodio della modalità “storia” di This War of Mine: The Last Broadcast.
Questa volta impersoneremo i personaggi di Esma e Malik, due coniugi che hanno deciso di gestire una stazione radio per aiutare altri civili a sopravvivere. Mentre il marito manda in onda le notizie, la moglie va in avanscoperta non solo per cercare utensili o cibo, ma anche per scoprire qualche novità. Il figlio di Esma e Malik ha deciso di combattere con il governo locale, spezzando il cuore ai genitori. La coppia però avrà diversi problemi sia con i Ribelli che con i Militari, a seconda della scelta del giocatore, e ciò condurrà inevitabilmente a conseguenze dolorose.
A differenza de La promessa di un padre, The Last Broadscast non ha una trama lineare, ma diversi finali sbloccabili in base alle scelte del giocatore. A volte ci verranno mostrate scelte morali non da poco: ad esempio, rivelare la posizione di un ex amico talpa ai ribelli, infischiandosene di suo figlio, ma salvando diverse vite, oppure non denunciarli, facendo però in modo che molte persone muoiano. Piccola nota curiosa è il fatto che essi siano la voce dietro la radio che ogni tanto ascolteremo nella partita della modalità classica, creando quindi una citazione alle nostre stesse partite.
Interessante è vedere come la radio sia un faro di speranza non solo per i civili, ma anche per i protagonisti stessi. Le loro notizie sono un simbolo di una battaglia contro la censura e la repressione causate dalla guerra, ma starà al giocatore scegliere se mentire o dire sempre la verità. Ricordatevi che non ci sono buoni o cattivi, le fazioni le scelgono i protagonisti. Sia i Ribelli che i Militari sono capaci di enormi atrocità a danno dei civili, due facce della stessa medaglia.
Altro tema importante è proprio la verità: se nel primo capitolo, la verità è sconvolgente tanto da far impazzire, in questo caso può essere un modo per combattere un mondo brutale ed una guerra insensata.
In conclusione, 11 bit studio ci ha regalato un altro capitolo da giocare assolutamente.
Debora Parisi
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