Roberta Marcaccio adora i film, la buona cucina e la tranquillità della sua casa in collina, dalle cui finestre si vede la riviera riminese. Ama camminare in riva al mare, ascoltare buona musica e, ovviamente, leggere.
Ha pubblicato alcuni racconti sulla rivista letteraria di Antonio Tombolini Editore, Il Ccolophon e Tranne il colore degli occhi è il suo primo romanzo.
Si tratta di una straordinaria storia di amicizia, di segreti, di mistero, di dolore e di amore e per saperne di più, l’abbiamo intervistata.
Ha carta bianca e tre aggettivi per descriversi…
Rossa di capelli, di temperamento, nell’anima. Riccia, piena di capricci e sempre alla ricerca di emozioni forti e sorprese. Disordinata e smemorata, voglio fare troppe cose e nel tempo che ho tutte non ci stanno; qualcosa resta indietro e finisce in una check list chilometrica di desideri e sogni.
Mai senza?
Posso scegliere tre cose? Un libro da leggere, un quaderno e una matita. Non mancano mai nella mia 48 ore.
Cosa le piace leggere?
Sono una lettrice onnivora, curiosa di esplorare nuovi autori e nuove scritture. Tendenzialmente leggo tutto ciò che penso possa nutrire la mia anima affamata di parole ed emozioni. Un libro deve contenere qualcosa su cui riflettere e trascinarmi dentro alle pagine con la violenza di una porta sbattuta a causa del vento forte. Amo spaziare su tutti i generi e assaggiare un po’ di tutto. Non riesco a decidere quale genere amo di più e non ho un autore preferito. Le mie letture variano a seconda del momento, di ciò che mi va e mi piace. Ultimamente ho indirizzato le mie scelte verso alcuni filoni particolari, più a scopo didattico: manuali di stile e di scrittura, antologie di racconti, romanzi di autori rigorosamente italiani, autori esordienti.
Se dovesse esprimere tre desideri?
Solo tre? Ci provo, ma la lista è lunghissima: vorrei viaggiare tanto, conoscere altri luoghi ed altre etnie, avere tempo da dedicare a ciò che amo ed a chi amo.
La sua vita in un tweet?
Scrivo perché una sola vita non mi basta.
Ci parli del suo ultimo romanzo. A chi lo consiglierebbe e perché?
È stato definito “una storia di cuore”, ma non è un romanzo rosa. Contiene sentimenti forti come l’amicizia e l’amore a 360 gradi, ma anche il dolore, il tradimento, la disperazione per una perdita. Due bambine, Annamaria e Michela, nascono a pochi mesi di distanza e diventano indivisibili, fino a che, un evento inatteso, le separa per più di trent’anni. Si ritroveranno adulte, vissute, mature e con un passato da chiarire. Il finale è a sorpresa e, nonostante non sia stato il mio scopo, qualche lettore ha intravisto nella storia anche una sorta di mystery. Non sono molto brava a farmi pubblicità, ma credo che valga la pena leggere Tranne il colore degli occhi perché contiene sentimenti veri, genuini, freschi. È una storia d’altri tempi con uno spaccato recente in cui tutti possono riconoscersi e sentirsi coinvolti. E poi l’ho scritto io, quindi perché non leggerlo?
Come nascono i suoi personaggi, vi è un collegamento con la realtà?
I personaggi nascono dopo un’attenta definizione della storia in cui devono trovare il loro spazio, un po’ come nella vita reale. Sono assolutamente inventati ma rigorosamente ispirati alle centinaia di persone che incontro ogni giorno e si muovono attorno a me. Accanto alle persone “vere” vivono, come in una dimensione parallela, i protagonisti delle mie storie; è un po’ come se abitassero in due mondi paralleli che si intersecano, visibili solo a me, almeno fino a quando non finiscono su carta. I miei personaggi sono in cerca d’autore, bussano alla mia porta, si presentano con il loro nome e mi chiedono di offrire loro un posto in quel mondo che sto creando. Io devo solo delinearli, caratterizzarli ma non inventarli. In qualche modo esistono già.
Le ambientazioni che sceglie provengono dal reale o sono anche una proiezione dell’anima?
Solo in pochi casi ho usato ambientazioni specifiche e note a tutti; un esempio è Roma dove si muovono Annamaria e Michela in Tranne il colore degli occhi. In molte altre situazioni ho inventato luoghi che non esistono sulla cartina geografica d’Italia, ispirandomi a vie, paesi e città che conosco ed in cui vivo. Se posso preferisco non descrivere troppo dove si svolge la storia, mi piace sia l’immaginazione creativa del lettore a collegare la storia ai luoghi; io detto le coordinate, semino dettagli qua e là e rilascio alcuni indizi, sperando di stimolare la fantasia di chi poi mi leggerà.
Come può riassumere ai suoi lettori il suo romanzo? Qual è il messaggio che vuole trasmettere?
In una parola: amicizia. È il cardine che fa da collante in tutta la vicenda e fa sì che Annamaria e Michela si ritrovino dopo tantissimi anni, forse più amiche di prima. I legami forti non si spezzano, resistono anche alle tempeste più violente. La vita è disseminata di incontri importanti, di anime che incrociano il nostro cammino e che sembrano venire a noi per un motivo preciso. Nulla accade per caso. Anche il dolore è necessario. Quel dolore che determina scelte, cambiamenti e che alla fine diventa guida nelle decisioni difficili a cui la vita ci costringe. Non bisogna avere paura di scegliere.
È già al lavoro su un nuovo libro?
Ho diverse idee e progetti ed alcuni lavoro avviati. Sto lavorando in particolare all’editing di un nuovo romanzo che spero di pubblicare in primavera ed alla prima stesura di un mystey/giallo storico, un’esperienza nuova e molto impegnativa. La difficoltà maggiore è il tempo, dribblare fra il lavoro, la casa, la famiglia e la scrittura è una corsa di resistenza disseminata di ostacoli che mettono a dura prova la mia energia. Una cosa ho capito negli ultimi anni: la passione rende instancabili. Spero di riuscire a tenerla sempre viva e tenace come ora.
Silvia Casini
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