Francesco Di Giulio è nato nel 1984, dopo un periodo vissuto tra Roma e Amsterdam, vive a Bracciano con la sua famiglia.
Ha esordito con il thriller medievale La libertà del pettirosso. In seguito ha pubblicato un romanzo distopico diviso in due volumi: L’anello di HellCity. Rinascita e L’anello di HellCity. L’evasione.
Noi l’abbiamo intervistato per la sua ultima fatica letteraria: Tutta colpa di un uomo brizzolato.
Hai carta bianca e tre aggettivi per descriverti…
Amo e odio avere carta bianca. Nel momento in cui ho davanti il foglio bianco, sono certo che presto verrà riempito da miei pensieri. Pensieri e paure creano il mio mondo. Quel foglio bianco deve essere riempito per liberare i miei demoni e imprigionarli per sempre su quella dannata carta bianca.
Tre aggettivi per descrivermi? Non credo che al lettore interessi e possa credere minimamente agli aggettivi che mi contraddistinguono. Siamo camaleontici, tutti. Piangiamo dietro le nostre maschere sorridenti.
Mai senza…?
Mai senza un libro in tasca, una birra in frigo e una meta da raggiugere. Saremmo morti senza traguardi. Sempre.
Cosa ti piace leggere?
Leggo diversi tipi di genere, non riesco a leggere i romanzi rosa o i fantasy, per il resto amo le biografie dei grandi uomini perché dalle loro storie comprendi quanto invece siano stati piccoli e deboli. Leggo generi contemporanei come Fante, Bukowski e classici greci e latini. Sono un grande lettore di Glenn Cooper, mentre adesso sto collezionando tutti i libri anni ’80 di Wilbur Smith pur avendone letto solo un paio. Non so perché faccio queste cose ma qualcuno una volta ha detto che sono i libri che scelgono te e non il contrario.
Se dovessi esprimere tre desideri?
Lo faccio costantemente, sono più di tre ma se la domanda chiede implicitamente di rivelarli, state leggendo l’intervista sbagliata!
La tua vita in un tweet?
Potrei rispondere come dicono tutti: folle, unica, da censura o che non basterebbe un tweet per raccontarla. Cazzate. Vivo la mia vita come meglio posso. Ostentare ciò che accade intorno a noi è da deboli. La mia vita è dentro i miei libri.
Parlaci del tuo romanzo. A chi lo consiglieresti e perché?
Perché il personaggio non è altro che lo specchio di ognuno di noi e credo di essere riuscito a creare un finale diverso per ogni persona che leggerà o che ha letto il mio lavoro. In fin dei conti tutti abbiamo giocato almeno una volta a fantasticare su sconosciuti che ci orbitano intorno. Credo che
Tutta colpa di un uomo brizzolato sia un testo che metta in risalto le proprie paure e i propri fallimenti. È un richiamo a tornare al momento presente e comprendere se quello che siamo è veramente ciò che siamo. A chi lo consiglierei? Anche ai sassi.
Come sono nati i personaggi?
I miei personaggi nascono dalle mie fantasie più sfrenate. Scrivere, per me, ma per chiunque, è viaggiare in mondi inesplorati e diventarne protagonisti. Ogni lato di me crea dei soggetti particolari e nascono dai miei sogni e dai miei incubi. Nascono dall’incontro fortuito con chiunque attiri la mia attenzione. Gli scrittori sono dei grandi osservatori, non mi definisco ancora scrittore, ma sicuramente sono molto attento ai dettagli.
Le ambientazioni scelte provengono dal reale o sono anche una proiezione dell’anima?
Ecco una domanda interessante. L’anima. Lei muove tutto, ogni elemento intorno a noi è creato da ciò che abbiamo dentro. Una montagna al tramonto può farci piangere per amore o per odio, dipende da cosa abbiamo dentro. Perché non è importante il luogo, ma solo le sensazioni che emana. Il mio libro è ambientato in un sushi restaurant, apparentemente potrebbe non accadere nulla e invece proprio da lì, le anime e le menti dei personaggi prendono forma e creano realtà parallele che neanche loro conoscono.
Come puoi riassumere ai potenziali lettori il tuo romanzo? Qual è il messaggio che hai voluto trasmettere?
Ogni uomo e ogni donna cela un mistero che non rivelerebbe mai a nessuno. E ognuno di noi indossa una maschera che cela la vera apparenza. Ma soprattutto in questo mio lavoro metto in evidenza come vediamo negli altri solo quello che in realtà abbiamo dentro. Vedremo felicità negli altri quando siamo felici e angoscia quando viviamo periodi di tristezza. Gli sconosciuti non riflettono altro quello che abbiamo dentro. E da adesso ogni volta che qualcuno mi critica o mi giudica non fa altro che evidenziare le sue paure e i suoi timori. È un gioco bellissimo. Un’autoanalisi continua verso tutti e nei confronti di noi stessi.
Sei già al lavoro su un nuovo manoscritto?
Sono sempre al lavoro sul prossimo manoscritto. Sono al quinto lavoro e sono molto contento di aver sempre pubblicato con case editrici non a pagamento. Ogni volta ho trovato dei professionisti del settore che hanno creduto a un manoscritto di uno sconosciuto. E questa magia, sono certo, non finirà mai. Viva gli sconosciuti, viva il mistero.
Silvia Casini
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