Twisters: recensione

Nel 1996, dopo il grande successo ottenuto con Jurassic park, l’accoppiata composta da Steven Spielberg e Michael Crichton diede vita a livello produttivo ad un titolo blockbuster mirato a fare successo, incentrato sullo studio dei tornado e utilizzando per protagonisti un gruppo di scavezzacollo pronti a tutto pur di ottenere dei risultati, guidati da Helen Hunt e il compianto Bill Paxton; il titolo era Twister e diretto dal Jan de Bont di Speed fu uno dei più grandi successi del ’96, contendendosi all’epoca il podio con Independence day.

A ben ventotto anni da quel titolo, lo stesso Spielberg torna dietro la macchina produttiva di un tardivo reboot, un prodotto atto ad aggiornare ciò che era stato esposto in quel film ancorato agli anni ’90 e costruito ad hoc per trovare nuovi spettatori in cerca di emozioni forti; Twisters è quindi un lungometraggio che tenta tale aggiornamento, innanzitutto ponendo dietro la macchina da presa l’occhio orientale di Lee Isaac Chung, regista recentemente acclamato per la sua esperienza nel toccante e premiato Minari.

Protagonisti di Twisters sono gli attori in ascesa Daisy Edgar-Jones e Glen Powell, i quali ricoprono rispettivamente i ruoli di Kate Carter e Tyler Owens, ovvero due studiosi di tornado che approcciano a questa loro attività con etica diversa; la prima con grande serietà professionale, il secondo invece con la voglia di divertirsi lasciando qualche brivido forte ai suoi innumerevoli followers di YouTube.

Inoltre la stessa Daisy, reduce da una tragedia avvenuta sul posto di lavoro, torna sui propri passi e a caccia di tornado grazie all’aiuto dell’amico Javi (Anthony Ramos), il quale è riuscito a trovare un grosso finanziatore per le proprie ricerche.

Di nuovo quindi all’opera, la ragazza tenterà di riscoprire i segreti dei tornado e di cosa li alimenta di tanta forza, cercando nuovi sviluppi a riguardo e andando anche incontro a scottanti rivelazioni, facendo anche il punto sulla propria esistenza incentrata sullo studio dei cicloni.

In tutta verità, Twister di de Bont , nonostante il successo, non è mai stato un film che ha lasciato un chissà quale segno nella cinematografia in generale, salvo quell’innovativo utilizzo degli effetti speciali che lo rese un prodotto che amalgamava spettacolarità con un certo tipo di cinema avanguardistico, ma nulla più, anzi pagava lo scotto di avere una trama abbastanza monocorde e poco coinvolgente, raggirando malamente l’anima da disaster movie che pulsava tra le righe.

Questo Twisters, che di gran lunga sarebbe dovuto essere un rimaneggiamento di quegli elementi presenti nel primo film, invece si adagia su ciò che era già stato fatto ventotto anni fa e segue di pari passo una struttura che è la medesima di quel titolo diretto da de Bont, lasciando quindi che i risultati aleggino nella media, o anche meno, e senza avere dalla sua parte l’innovazione tecnologica degli effetti CGI, viste le evoluzioni ormai ottenute in tale ambito ormai nel cinema.

Lo script di Mark L. Smith, sceneggiatore degli horror Vacancy e Overlord come anche di un avventuroso d’autore come Revenant – Redivivo, steso su soggetto del Joseph Kosinski di Top gun: Maverick, prende le distanze dal titolo originale, quindi nessun collegamento diretto, e tenta di sviluppare i rapporti umani della protagonista Kate alternandoli a momenti di alta spettacolarità composti da tornado deflagranti, con il solo scopo di rendersi un blockbuster ben diverso dai tanti visti nelle grandi sale.

Ma purtroppo ne la regia di Chung, ne l’affiatamento tra i due protagonisti Edgar-Jones e Powell possono fare una certa differenza in Twisters, lasciando che le due ore di visione di questo prodotto avanzino senza alcuna enfasi o chissà quale colpo di scena, rimanendo di pari passo sulle stesse impronte e sugli stessi sviluppi ottenuti dal superfluo Twister del ’96.

Mirko Lomuscio