Dopo È solo una storia d’amore, Anna Premoli torna in libreria con Un imprevisto chiamato amore. La protagonista è Jordan, una ragazza che ha collezionato una serie di esperienze disastrose con gli uomini. Consapevole di avere una sola caratteristica positiva dalla sua parte, ovvero una bellezza appariscente e indiscutibile, è arrivata a New York intenzionata a darsi da fare per realizzare il suo geniale piano.
Il primo vero progetto della sua vita, finora disorganizzata: sposare un medico di successo. Jordan ha studiato la questione in tutte le sue possibili sfaccettature e, preoccupata per le spese da sostenere per la madre malata, si è convinta di poter essere la perfetta terza moglie di un primario benestante piuttosto avanti con gli anni. Ma nel suo piano perfetto non era previsto di svenire, il primo giorno di lavoro nella caffetteria di fronte all’ospedale, ai piedi del dottor Rory Pittman. Ancora specializzando, per niente ricco, molto esigente e tutt’altro che adatto per raggiungere il suo obiettivo.
Già… perché Rory è bello, sexy, pronto ad aiutare il prossimo per vocazione, dolce, pieno di ideali e si aspetta sempre il massimo dalle persone che lo circondano. Jordan, invece, si crede stupida e per giunta mercenaria. Quindi, l’incontro tra i due non è tra i proverbiali, anzi… sembrano agli antipodi.
E così, tra una citazione di Colazione da Tiffany e l’altra, Anna Premoli mette in piedi una storia di formazione e maturazione che evidenzia la controversa e ambigua questione del matrimonio per interesse, regalando al lettore una protagonista frizzante e non convenzionale e una controparte maschile molto intrigante.
In conclusione, Un imprevisto chiamato amore è un romanzo capace di far riflettere su varie tematiche e di arrivare abilmente al cuore dei lettori, soprattutto di quelli più romantici, perché lascia spazio ai sogni e ai desideri e promette speranza: speranza di un futuro migliore, speranza di trovare la persona giusta, ma soprattutto speranza di poter essere compresi, accettati e amati per quello che veramente si è.
Silvia Casini
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