Una somma di piccole cose: recensione

…E che questo mio post non vi sembri fuori tema in una rubrica che parla di libri. Una somma di piccole cose (Universal Music) è un libro, solo che è scritto sulla musica, invece che sulla carta. E sarà faticoso per me raccontarvelo in poche righe, quando ognuna di queste 9 canzoni meriterebbe più spazio di quanto io ne abbia a disposizione per tutte. Perché arriva un momento perfetto nella vita di ogni artista, e Niccolò, in un continuo crescendo, è proprio nello stato di grazia per cui ogni cosa che fa è magica.

So di essere perdutamente innamorata del suo lavoro, eppure credo di essere obiettiva nel dirlo. I riconoscimenti sono arrivati unanimi, da pubblico e critica, e non elenco i premi, perché nei premi non credo più.  Dopo Il padrone della festa, prodigioso lavoro di squadra con gli amici di sempre Daniele e Max (Silvestri e Gazzè n.d.r.) è arrivato questo capolavoro, dove la rabbia per un dolore troppo grande sembra prendere tutto, e invece poi si stempera nella delicatezza e nella dolcezza, e l’amore, faticosamente, riesce ancora a prevalere sulla disillusione, sul disincanto, sulla paura.

Al primo ascolto, lo ricordo bene, sono rimasta interdetta, e turbata. Non me lo aspettavo. Non mi capacitavo del modo in cui ha scelto di mettere a nudo la sua anima. Ho perfino pensato di avere travisato il senso di certe sue parole. Poi gli ho sentito dire: “In questo disco c’è la morte dentro”, e mi ha fatto male. Ci viene spontaneo pensare che una vita ricca di successo ed emozione possa aiutare a superare prima il dolore. A dimenticare. Evidentemente non è così.

Come potrei guidarvi nell’ascolto?  Farvi capire quanto sento profondamente vere e giuste le cose che dice? Quanto condivido l’impegno sociale e civile (Le cose non si mettono bene), l’indignazione per il modo in cui stiamo rovinando la terra che ci ospita (Filosofia agricola), la sua quotidiana lotta contro il male invisibile che si chiama ANSIA (Vince chi molla), il senso di sconforto e di sopraffazione per le cose che non possiamo controllare (Facciamo finta) e per il tempo che passa ed è passato (Una mano sugli occhi)?

Vorrei riportare dei brani, ma sarebbero troppi, e fuori dal loro contesto vi sembrerebbero solo belle parole, e invece sono molto più di questo, sono l’essenza di una vita intera, l’espressione di un artista straordinario, che ha fatto di onore, dignità, misura e sobrietà molto più che una bella strofa.

Quindi vi dico solo: ascoltate. In auto, con un’ora di viaggio davanti. A casa, in un momento rilassante, magari quando le luci sono basse, avete il gatto in braccio e il cellulare spento. Possibilmente quando siete soli. Se conoscete il percorso di Niccolò Fabi lo apprezzerete di più, ma sono certa lo apprezzerete comunque.

Pubblico il video di Ha perso la città solo perchè oltre a essere particolarmente bello è girato a Torino, con alcune scene proprio dietro casa mia.


Niccolò Fabi (Roma, 1968), laureato in filologia romanza con una tesi in codicologia, ha prodotto dodici dischi tra album, raccolte e opere strumentali. Supporta progetti di solidarietà attraverso l’Associazione Parole di Lulù.

 

Eleonora Carta

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