Wolf man: recensione

Si prosegue da parte di Universal nella riscoperta di vecchie icone horror aggiornate ai tempi nostri, calcolando che non molto tempo fa fu già riproposta una nuova versione de L’uomo invisibile, diretta dal Leigh Whannell creatore di Saw – L’enigmista, e che, attualmente, sta spopolando nelle sale il neo Nosferatu di Robert Eggers, ovvero un’ulteriore rilettura del Dracula di Bram Stoker.

Ora, sempre per mano di Whannell dietro la macchina da presa e con l’apporto produttivo di Jason Blum, la cui Blumhouse continua a sfornare successi horror realizzati con budget minimi, è la volta de L’uomo lupo nato alla mente dello sceneggiatore Curt Siodmak, il quale viene ora riproposto in uan nuova veste, nonostante negli ultimi decenni abbia goduto di alcune rivisitazioni hollywoodiane con titoli come Wolf – La belva è fuori con Jack Nicholson e Wolfman con Benicio Del Toro.

Il Wolf man di Whannell prende avvio narrando di una misteriosa leggenda che si cela in una zona rurale, luogo dove è cresciuto il giovane Blake (Christopher Abbott), il cui padre era ossessionato dalla presenza di una creatura pericolosa che si aggirava nei boschi, assetata di sangue e pericolosa per chiunque la incontri.

Sposato con la donna in carriera Charlotte (Julia Garner) e padre della piccola Ginger (Matilda Firth), Blake vive ormai in città, lontano da determinate maldicenze e leggende che lo hanno sempre afflitto, questo fino a quando non riceve la tragica notizia della scomparsa di suo padre.

Tale cosa lo spingerà a tornare sui luoghi in cui è cresciuto, senza però calcolare che qualcosa lo sta aspettando tra quei posti, mettendo in pericolo la sua vita come anche quella di Charlotte e Ginger.

E come se non bastasse, Blake stesso entrerà in contatto diretto con la quella maledizione di cui ha sentito parlare per tutta la sua vita.

Inizialmente annunciato con la presenza della star Ryan Gosling come protagonista, che poi ha dovuto declinare salvo risultare ancora come produttore, Wolf man di Whannell è un film che con tutta sincerità, nonostante le qualità del suo stesso regista, risulta essere sbagliato su tutti i fronti, sia come omaggio del vecchio “uomo lupo” che come rivisitazione moderna.

Il film purtroppo è un horror che non decolla mai, dai ritmi dilatati e parecchio lenti, se non proprio noiosi, e un plot che per quanto esile e poco sviluppato non riesce a far emergere sia i dettagli macabri della sua trama, sia i suoi pochi personaggi presenti, dal Blake di Abbott alla Charlotte della Garner.

Wolf man è un titolo che tenta evidentemente di gettarla tutto sul risparmio, facendo a meno di svariate location (gran parte del film è ambientato nella villa d’infanzia del protagonista) come anche di determinati effetti speciali, ed a risentirne è soprattutto l’agognata trasformazione in licantropo, la quale avviene a fasi indefinite e, per questo, per nulla indimenticabili.

Dispiace dirlo, ma questo Wolf man è uno scottante passo falso, non colpendo affatto nel segno per come tenta di miscelare horror e risvolti sociali del caso, che in questo lungometraggio puntano all’importanza della famiglia, anche quando questa si porta dietro degli scottanti segreti.

Un film sbagliato sotto svariati punti di vista di cui si salva poco e niente.

Mirko Lomuscio

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